Pagina:Osio - La spedizione inglese in Abissinia, Firenze, Civelli, 1869.pdf/11

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contemplando meravigliati e sorridenti tutto questo imponente spettacolo.

Quando si pensa che tre mesi or sono questo punto della costa d’Africa, ora centro di sì prodigioso movimento, era una brughiera affatto deserta, non si può a meno di partecipare allo stupore di quei bravi indigeni.

Il villaggio di Zula dista dal campo tre miglia circa verso l’interno; gli inglesi chiamano questa loro base di operazione campo di Mulkuttoo, dal nome che gli indigeni stessi danno alla località.

Alla spiaggia di Zula viene a far capo il torrente Haddas; e rimontando il corso di uno dei suoi affluenti, si giunge ai passi di Komelu e di Suru per i quali si penetra in quattro giornate di marcia sull’altipiano abissinese. Quando si rifletta agli immensi vantaggi che si trovano riuniti nella baia di Annesley e in questa spiaggia di Zula, bisogna pur convenire che a questo primo passo degli inglesi per penetrare nell’Abissinia non è mancata la guida di quel raro senso pratico che accompagna ordinariamente le loro imprese.

Osservando la scelta stessa di questa base d’operazione, gli immensi preparativi che si fanno, e l’attività colla quale sono spinti innanzi senza riguardo alcuno alla spesa, non posso a meno di chiedere a me stesso, se non sia lecito il dubitare che il rilascio dei prigionieri possa essere l’unico scopo della spedizione...

5 gennaio. — Verso la una dopo mezzogiorno noi due e i due ufficiali prussiani, accompagnati da un aiutante di campo del comandante in capo, ci rechiamo a bordo dell’Octavia per presentare a S. E. le nostre lettere d’introduzione.

S. E. essendo alquanto indisposta, il colonnello Dillon, suo segretario militare, ci riceve in sua vece e ci annunzia che saremo addetti a due reggimenti di cavalleria indiana, noi due al reggimento Scinde horse, i due prussiani al 3° Light cavalry.