Pagina:Osservazioni di Giovanni Lovrich.djvu/101

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possano. Se i Morlacchi poi mangino, o no presentemente delle rane, questo è ciò, che io vado a cercare. Dico pertanto, che in generale ne sono lontani dal mangiarle, come il Gennajo dalle more, ma io non oserei affermare, come il Fortis,1 che niun vero Morlacco mangerebbe rane a costo di lasciarsi morire di fame. Ma se la fame à indotto altre volte gli uomini in più luoghi di questo universo a cibarsi di ciò, che più abborrisce la natura umana, come può scappar dalla bocca di un uomo ragionevole, che i Morlacchi non mangierebbono rane a costo di morire? E che avverrebbe, se io dicessi, che moltissimi veri Morlacchi, senza veruna necessità, da gran tempo ànno cominciato a mangiar rane, e forse non passerà guari, che tutta la Nazione si spoglierà del pregiudizio di non mangiarne? Non si può dir lo stesso de’ Morlacchi del rito Greco. Vincolo di Religione costrigne questi a non mangiar rane, e chi ne mangia, credono essi, che non possa salvarsi. Lessi presso un Istorico Illirico (cui di rado però si può credere) che il Pontefice Niccolò Quinto scrivendo a Costantino ultimo Imperatore dell’Oriente, gli rimbrottava questa pazza credenza, di cui erano imbevuti i Greci, che dicevano

               I Latini saran tutti dannati,
               Per aver rane, e bovoli mangiati.2

quasi che il cibo potesse nuocere alla salute delle anime. Ma sia vero, o no ciò, che dice questo sto-

  1. Vol. I. pag. 32.
  2. Vedi le Canz. Eroiche Nazionali del P. Cadcih Miossich.