Pagina:Osservazioni di Giovanni Lovrich.djvu/244

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ti prego, il sangue mio. Ottienmi perdono dal mio Sovrano, e non ti rammentare delle passate ingiurie. Io lascierò in pace i sudditi tuoi, e potendo servirò loro anche di scorta. Se mi neghi questa grazia, aspetta da me tutto ciò che può far un disperato. Unirò de’ complici, disturberò il tuo commercio; spoglierò i tuoi mercanti, e da questo punto in poi, se non mi abbadi, fo voto solennissimo di massacrar quanti Turchi mi capiteranno alla mano “. Non è decoro di un Passà badar a lettere di un assassino di strada, ma egli non rifletteva alle conseguenze. Socivizca vedendosi in certo modo deriso dal Passà, cominciò a sfogarsi sopra i suoi sudditi, per non mancar al voto. Si unì dunque per la prima volta dopo lo scampo a venticinque compagni, e andò verso Serraglio, molte giornate al di là de’ Veneti confini. Ivi assalì una Caravana di cento cavalli, e settanta uomini. Usarono tutti prudenza in veder Socivizca con tanti seguaci, e furono presti a voltar le spalle. Un Ebreo solo rimase ucciso, che non seppe fuggire dalla confusione forse di aver previsto lo spoglio di una spropositata summa di suo denaro, che portava la Caravana. Socivizca co’ suoi compagni presero dennaro, e robba di questa Caravana, quanto ciascuno poteva portar in dosso, senza che gli dasse un grave incomodo il peso. E perchè la Serenissima Repubblica di Venezia non avesse da garantire i suoi bottini, ed uccisioni fatte a’ Turchi, non v’è mai stato esempio, che Socivizca abbia fatto strage di essi loro nelle Venete Tenute. Esso, ch’era stato suddito di tutte, e due le Potenze, Ottomana, e Veneta, conosceva a puntino qual differenza passa dalla barbarie, e Tirannia della prima alla dolcezza, ed umanità