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non eransi solamente rese intollerabili agli Ottomani, bensì portavano gravissime, e dispendiose conseguenze anche allo Stato Veneto. Era egli quasi divenuto la sorgente di sanguinose turbolenze tra’ confinanti. E chi non sa, che da questi piccioli principj ànno di sovente origine le guerre? Qual importante oggetto non era dunque quello di aver Socivizca nelle mani? Ad ogni ricorso degli Ottomani, si cresceva in Dalmazia la taglia per la sua testa. Erano ben note a lui queste premure, pur nullaostante non cessava di assassinare i Turchi. Correva l’anno MDCCLXXFonte/commento: Pagina:Osservazioni di Giovanni Lovrich.djvu/269 in circa, che un certo Acia Smaich, creduto un ferocissimo Eroe fra’ Turchi, si andava vantando, che Sojivizca non era capace di accettare la sua disfida faccia a faccia. Socivizca non soffriva tanto orgoglio in un Turco. Era un giorno con sei de’ compagni a a Ticevo, luogo poco distante da Glamoc nello stato Ottomano, quando incontrò una Caravana di dieci Persone, in cui peravventura vi lo Smaich con un suo fratello. Socivizca non cangiava in un Regno un incontro così felice. L’Acia Smaich tosto che vide Socivizca, gli sparò contro un’archibugiata, che lo colpì in mezzo il fronte. Ma o che la sorte erasi dichiarata per Socivizca, o che il destino avea così stabilito, o che il suo cranio era molto duro, la palla di piombo, in vece di sminuzzarlo, ed internarsi, non fece altro che radergli per così dire la cute, e lasciargli un picciolo segno. „ Fu mia fortuna, narravami Socivizca, di aver in quell’istante alzato il capo portandolo all’indietro per osservar i nemici.“ Infuriato allora prese così ben di mira il suo nemico Smaich, che li fece entrare una palla di piombo nella canna del suo schioppo, (prodigj che si raccontano quasi sempre nelle zuffe de’ Cristiani co’ Tur-