Vai al contenuto

Pagina:Osservazioni sullo stato attuale dell'Italia.djvu/138

Da Wikisource.
134

conseguenza più o meno remota, di esporre a gravi pericoli la stessa di lei indipendenza. — Ciò osservo, perchè v’ha in Italia una scuola politica di fierissima indipendenza, la quale considera ogni atto di condiscendenza verso gli alleati come un principio di soggezione, e lo biasima come intolletabile viltà. — Codesti fanatici della indipendenza, vorrebbero che la nazione camminasse sempre nella direzione che più spiace, più offende, o più minaccia le nazioni vicine; e se l’una di esse ne fu un giorno benefica, veggono nella nazionale gratitudine un pericolo per la patria indipendenza, ed appunto verso quella benefica potenza si volgono con sospetto e con avversione maggiore, e sono più ansiosi di mostrarsele nemici.

Le pacifiche relazioni fra le potenze, che si dividono questa parte del mondo chiamata Europa, sono necessarie alla generale prosperità, e si alimentano e si mantengono mediante reciproche concessioni, sagrifici e buoni uffizi. — L’urtarsi di proposito contro chi non ha provocato l’offesa, non è atto d’indipendenza, bensì di assurda jattanza, e di non giustificata prepotenza. — L’esagerazione di qualsiasi virtù, così delle politiche e civili, come delle famigliari o domestiche, si avvicina al vizio opposto, piuttosto che alla stessa esagerata virtù. — Virtù significa forza, e non vi è vera forza senza moderazione e giustizia.

Una nazione può dirsi a buon dritto libera, quando non è richiesta di obbedire ad altri che alla legge, e quando nessun comando abbia forza di legge sinchè non sia stato dichiarato tale ed approvato dalla maggioranza dei rappresentanti la nazione. — Queste sono le basi di una bene ordinata libertà, e possono trovarsi parimenti sotto qualsiasi forma di governo, cioè monarchico o repubblicano. Se ci scostiamo da codesta massima, se oltrepassiamo questa linea di confine tra il vero ed il falso, cadiamo nella confusione e nella contraddizione di noi stessi e delle nostre dottrine. — Qualunque resistenza incontrino i desideri di un cittadino, sarà da questo dichiarata tirannica, e gli sembrerà tanto più intollerabile, quanto è più ardente (non già più legittimo) il desiderio combattuto. — Si chiamerà dispotica e tirannica la volontà dei rappresentanti della nazione, che è quanto dire la volontà della nazione stessa, dimenticando così che l’indelebile carattere del dispotismo, ciò che distingue l’arbitrario comando dalla legge, è appunto il non essere quello sancito dalla na-