Pagina:Osservazioni sullo stato attuale dell'Italia.djvu/85

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sono il mezzo col quale ciascuno può servire il proprio paese; sono la scala per cui la creatura umana sale dalla terra al cielo, dalla vita materiale, che ha comune coi bruti, alla vita spirituale a cui può sola aspirare.

L’avversione al lavoro, e il disprezzo per chi è costretto a dedicarvisi, sono una inesauribile sorgente di danni pel paese nostro — il popolo, e particolarmente gli abitanti della campagna, inclinano per la naturale loro pigrizia all’ozio, e non potendo abbandonarvisi interamente (chè ad essi lo vieta la necessità di procurarsi vitto, casa e vestimenta), si contentano del puro necessario; e, questo ottenuto, nessuno al mondo li saprebbe indurre a prolungare di un’ora l’opera loro. Perciò avviene che ogni nuova imposta, o tassa, per poco gravosa e per equa che siasi, pare al nostro contadino una misura vessatoria, iniqua ed intollerabile; solo perchè essa lo toglie momentaneamente a quell’ozio ch’egli considera come suo privilegio e suo diritto. Come potrebb’egli giudicare altrimenti, circondato qual è da altri contadini che la pensano come lui, da un clero che si studia di mantenerlo nell’ignoranza, e quindi nella soggezione e nella dipendenza de’ suoi voleri, ed alla presenza di un padrone, che lungi dall’inspirargli l’energia e l’amore al lavoro, come alla unica fonte di ogni prosperità, gli dà il deplorabile esempio di sprezzare il lavoro e di astenersene ogni qual volta lo può?

D’altra parte nè l’abilità al lavoro, nè l’attitudine all’applicazione, non s’acquistano in un giorno. — Un’intera generazione non basta a formare una nazione laboriosa ed energica, nè ad imprimerle quel carattere di creatrice, che distingue così eminentemente fra tutte le altre la inglese, e fa si che un’impresa industriale da essa tentata, è giustamente considerata dalle altre nazioni, come una impresa felicemente compita. — Io pure vorrei che gli italiani prendessero gli inglesi per modelli; ma non per imitare le puerili stravaganze di alcuni ricchissimi oziosi, bensì per emulare la maravigliosa operosità delle moltitudini. E si osservi altresì che quegli stessi ricchissimi oziosi cui la nostra gioventù tributa tanta ammirazione, non sono poi così oziosi come lo crediamo, e lo sono in tutt’altro modo di noi.

I loro passatempi, i viaggi, le caccie, le corse e gli esercizi equestri, nulla hanno per certo di effeminato; anzi allo sviluppo delle forze intellettuali unendosi così lo sviluppo delle forze fisiche, come a