Pagina:Osservazioni sullo stato attuale dell'Italia.djvu/91

Da Wikisource.

87

invero esseri di una tempra più che umana, se la perpetua servitù in cui vivemmo non avesse lasciato traccia alcuna nel nostro carattere. Nè suppongo un solo istante che tale nostra piaga sia incurabile. Anzi sono convinta ch’essa cederà tosto ad una cura conveniente, e che la seguente generazione sarà fors’anco perfettamente sana e robusta. Ciò che mi accora si è il non vedere che alcuno si accinga a medicare quella piaga; e neppure in Toscana, ove la capitale raduna in se le forze vive della nazione, ove tanta coltura fu sempre onorata, nessun farmaco fu ancora proposto e discusso.

Di ciò mi lagno, e non del bisogno che abbiamo del farmaco; il quale bisogno è la cosa più naturale del mondo.

Le provincie che componevano prima del 59 e del 60 gli stati romani, come le Legazioni, l’Umbria, ecc., ecc. non hanno dato sin qui segni manifesti di non intendere i diritti e i doveri di un popolo libero, o le leggi della moderna civile società. Quelle popolazioni, rette e tiranneggiate dal clero, non diedero sin qui un solo indizio di fanatismo o di superstizione: hanno accettato ed eseguito tutti i sacrifici richiesti, senza dare mai segno di malcontento, e vanno gradatamente migliorando le loro condizioni coll’apertura di nuove strade e ferrovie, colla applicazione di un discreto governo comunale, collo stabilimento di nuove scuole e di nuovi tribunali rispettabili, e coll’esercitarsi nelle cose della guerra. Quelle popolazioni dovrebbero in vero servire a tutte le altre di esempio e di modello; ma v’hanno alcuni passi che i popoli non possono dare, se l’iniziativa non è presa da qualche individuo o da qualche associazione più di loro esperti e più ricchi. Le popolazioni degli antichi stati romani sono ad un tempo maschie e prudenti. — Sanno soffrire, sanno tacere, sanno combattere; e credo che saprebbero anche studiare ed imparare. — Ma non furono mai ciò che volgarmente si chiama popolazioni industriali, ossia dedite alla industria ed al commercio. Debbono però diventar tali e diventarlo in breve tempo, poichè l’agricoltura non vi si può sviluppare in vaste proporzioni, per la natura del suolo. Sino al 59 e al 60 quelle popolazioni vivevano in gran parte della elemosina degli innumerevoli conventi d’ambo i sessi; ma ora quella è una fonte disseccata ed esausta. Se alcuno tentasse di fondare stabilimenti industriali, opifici, ecc., non vedo quali ostacoli incontrerebbe, e sono convinta che la popolazione andrebbe a gara per pre-