Pagina:Otello - La tempesta - Arminio e Dorotea, Maffei, 1869.djvu/286

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272 la tempesta.

Che non ponno asciugarsi, il re mio padre
Veduto ad affogar.

                       miranda.
                                       Pietà del cielo!

                      ferdinando.
Si, co’ seguaci suoi veduto ho il padre
Sprofondar nell’abisso, e insiem con esso
Il duca di Milano e il valoroso
Figlio di lui.

                       prospero.
                             Smentir (ma non è questa
L’ora opportuna per gittar parole)
Il duca di Milano e la sua degna
Figlia ben ti potrebbero.
                     (Fra sè e sè.)
                                           Lo sguardo
Di primo tratto si scambiàr. ― Gentile
Arïel, sarai libero!
                         (Forte.)
                           M’udite,
Signor! Che grave danno i detti vostri
Recassero a voi stesso ho gran sospetto....

                       miranda.
Perchè mai gli favella il padre mio
Con tanta acerbità? La terza è questa
Figura umana che vegg’io; la prima
Però che m’innamora. Oh, possa il padre
Provar quel senso di pietà ch’io provo!

                      ferdinando.
Se fanciulla voi siete, e d’altri affetti