Pagina:Otello - La tempesta - Arminio e Dorotea, Maffei, 1869.djvu/306

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292 la tempesta.

Son per me le tue ciarle.

                       gonzalo.
                                      E te lo credo,
Mio re. Sol cinguettai per dar cagione
Di riso a questi due. Polmoni hann’essi
Fini e lievi così che basta un nulla
A farli sghignazzar.

                       antonio.
                               Coglieste il segno!
Si, di voi si ridea.

                       gonzalo.
                                Di me? consento;
Però che mi conosco in tai scipite
Facezie un zero al paragon di voi;
Tal che, Signori, a ridervi d’un nulla
Seguitar ben potete.

                       antonio.
                               Una frustata
Ci die’.

                      sebastiano.
            Peccato che cadesse a vuoto!

                       gonzalo.
Cavalieri, voi siete arcigarbati,
E fareste sbrattar dalla sua spera
Fin la luna, qualor vi si fermasse,
Senza punto mutar, per cinque intere
Settimane.