Pagina:Otello - La tempesta - Arminio e Dorotea, Maffei, 1869.djvu/334

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320 la tempesta.

                       miranda.
Piango perchè d’offrirvi io non son degna
Quanto darvi vorrei perchè non oso
Ricevere da voi, ciò che la vita,
Quando priva io ne fossi, a me torrìa.
Ma qual bimba son io? più che m’ingegno
Nascondere il mio cor, più vel paleso.
Lungi dunque da me questi artifici
Miseri, peritosi, e tu, tu sola,
Pura innocenza, mi consiglia. Sposa
Vi sarò, se il bramate; e se per tale
Non mi volete, ne morrò, ma sempre
Umil soggetta vostra. Ah! ben potete
Rifiutarmi a compagna, io non per tanto
Voglio, benchè respinta, esservi ancella.

                      ferdinando.
Dite la donna mia, la mia regina,
Ed io fino alla tomba a’ piedi vostri
Come in quest’ora.

                       miranda.
                              Sposo mio?

                      ferdinando.
                                           Tuo sposo
Si, cara, e col desio del prigioniero
Per la sua libertà. ― Qui la tua mano!

                       miranda.
Eccola e col mio core!... Addio! Fra poco
Rivederci potrem.