Pagina:Otello - La tempesta - Arminio e Dorotea, Maffei, 1869.djvu/338

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324 la tempesta.

Poni freno, Trinculo; e se la parte
Vuoi far d’attaccabrighe, al più vicino
Ramo t’appenderò. La è mia vassalla
Questa povera bestia, e non sopporto
Che un pelo a lei si torca.

                       calibano.
                                    Oh, gran mercede,
Mio nobile Signore! Ed or vorresti
La preghiera ascoltar che pria ti volsi?

                       stefano.
Ripetila in ginocchio. In pie’ fra tanto
Starem Trinculo ed io.
              (Entra Ariele invisibile.)

                       calibano.
                                 Son, come dissi,
Schiavo d’insopportabile tiranno,
E per giunta stregon, che con incanti
Di questa terra mi spogliò.

                        ariele.
                                        Tu menti!

                       calibano.
Menti tu, brutta scimia. Io pur vorrei
Che per sempre lo spaccio il mio Signore
Ti desse alfine. Mentitor non sono.

                       stefano.
Se di novo interrompi il suo racconto,
Trinculo, io nella gola a te conficco
Un bel pajo di denti.

                       trinculo.
                                A me? che dissi
Mai?