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138 parte prima


So di padroni di estancias che han chiamato degli Indiani a curarli.

Pertanto i bruci curano gli ammalati scongiurando gli ahót con gli urli, coi salti, col soffiare e lo sputare nella bocca del sofferente. Accompagnano poi questi scongiuri con qualche prescrizione omeopatica, come la dieta, i bagni e simili.

La loro fiducia negli scongiuri non cessa nemmeno dinanzi ai rimedi dei Cristiani.

Una volta mentre stavo a bordo incagliato per mancanza d’acqua e contornato d’Indiani, si presentò una comitiva con un Indiano sofferente che veniva a farsi curare. Mancavamo di interprete cotesto giorno, ed io, approfittando degli appunti presi, venni a capire che l’Indiano era stato morso da una vipera: «ciaschietách-kiá, rimedio per la vipera,» chiedevano.

Avevamo una piccola farmacia e ci demmo ogni premura per sanarlo con l’ammoniaca. Per noi era importantissimo uscirne bene, per acquistar prestigio e amici presso cotesti Indiani, che pochi giorni avanti ci avevano in una imboscata scaricato parecchi tiri a bruciapelo.

Nondimeno la guarigione procedeva lentissima e ci furono dei momenti nei primi tre giorni, periodo superstiziosamente critico, in cui tememmo seriamente, perchè il gonfiore della gamba dove erano le morsicature, si andava estendendo all’inguine e alla pancia, e se avesse raggiunto la regione del cuore sarebbe stata finita per il paziente.

Or bene, durante la cura, fatta come per un cavallo, e se ne avea ben donde, il malato non inghiotti che acqua per prescrizione dei suoi bruci, e poi durante la notte, quando tutto l’equipaggio stava dormendo, principiavano i medici a cantare húu húu húu... hée hée hée... hi hi hi... e poi di nuovo húu húu húu ecc. eppoi di tanto in tanto a sputacchiare e a soffiare come mantici sulla ferita e su altre parti del corpo. E duravano così ore intere.