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urante l’aspettativa del soccorso, che doveva tardare molto, io non seppi come occupare meglio una parte del tempo che raccogliendo parole degli Indiani che ci contornavano.
Avevo spesso sentito dire che questi selvaggi non potevano avere che un linguaggio meschino per numero di parole e di forme; e benchè quel poco che avevo letto di filologia mi facesse persuaso di tutto il contrario, pure ero desideroso di portare anch’io il mio contingente di esperienza personale nel formarmi una opinione e nel comunicarla agli altri. D’altronde, prima di partire da Buenos Ayres, essendo passato dal dott. Juan Maria Guttierrez (quello stesso a cui Mantegazza ha dedicato il suo bel libro Teneriffe e Rio de la Plata, in cui è solamente da lamentarsi che la bellezza della forma
- ↑ N.B. Le parole mattacche sono riprodotte coll’alfabeto italiano in queste pagine: si leggano dunque all’italiana tali quali sono scritte.