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82 parte prima

estinguendosi, finchè fu quiete profonda e solenne, stranamente turbata dall’all’erta! gridata ogni cinque minuti dalle nostre guardie. Ed era bello allo spirito il contrasto di questo pugno di uomini armati della forza della civiltà, che stavano accampati tra cotesta numerosa turba selvaggia, che pur volendolo e potendolo non si animava a schiacciarlo!

Il giorno dopo, fatte poche leghe, ci trovammo presso una antica missione, ora distrutta. Un Indiano che ci aveva per ciò accompagnati, ci guidò sul luogo.

Attraversammo un basso, una volta letto di fiume distante adesso 4 o 5 leghe, salimmo una ripa e ci mettemmo nel bosco a piedi. Le piante si erano riprodotte sulle già dimore degli uomini, e col loro maggior numero compensavano la minore grossezza. Trovammo mucchi di terra, alcuni ancora in forma di pareti formate di mattoni crudi. Vi scorgemmo qualche stipite di porta. I luogo ove abitava la colonia degl’Indiani convertiti sembra fosse tutto contornato di un piccolo bastione.

Interrogammo l’Indiano, il quale ci disse che suo padre aveva saputo dal nonno, che una volta li vissero uomini di lunga veste; che ne pareva capo uno grande e molto grosso. Questi uomini disse seminavano e avevano già molte vacche, quando dopo pochi anni i Toba un bel giorno assaltarono il posto e distrussero tutto; raccontò ancora che lo stesso era accaduto a un’altra colonia d’Indiani convertiti là presso la Cruz-Chica. Disse anche che erano buoni cotesti uomini, che tenevano con sè molti Indiani, e che li regalavano di carne e di altro.

Già prima di marciare per terra, ci era stata portata a bordo una campana (tó-tá-téc in mattacco) di bronzo, alta un 40 centimetri e larga in basso un 25, o 30. Non se ne potè distinguere il millesimo. Era stata esposta al fuoco e ne era stato tolto un pezzo in quadro. Non aveva più nè battaglio nè orecchie. Ora deve trovarsi nel museo di Buenos Ayres.

Sic transit gloria mundi!