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Pagina:Ovidio - Le metamorfosi.djvu/156

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Quattro Coturni alati esser contente
     Le fer, da quali i piedi hebber si snelli,
     Ch’elle non sol dapoi non fur si lente,
     Ma giro à par de’ più veloci augelli.
     La prova voller fare immantinente
     De rari stivaletti, alati, e belli,
     E visto si veloci havere i vanni,
     Tutti scacciaro i lor canuti affanni.

Con quest’ali cercar la terra, e ’l mare,
     E dopo più d’un volo, e più d’un giro,
     Ne l’Atlantico lito ad habitare
     Incontro à gli horti Hesperidi ne giro.
     Hor queste t’è mistier di ritrovare,
     S’adempir brami il troppo alto desiro.
     Che quelle, che tu cerchi, in parte stanno,
     Che queste dette Gree sole la sanno.

Sanno anchora una valle amena, e bella,
     Ch’alcune illustri Ninfe hanno in governo,
     Ricche d’un morione, il qual s’appella
     L’invisibil celata de l’inferno.
     Formata fù da l’ infernal facella,
     Et hebbe tempra tal dal lago averno,
     Che se la porta à sorte in capo alcuno,
     Veduto esser non puote, e vede ogn’uno.

Ne fece gratia lor l’infernal Nume,
     Con legge, ch’altrui mai non si credesse,
     Se non à le due Gree, c’ hanno un sol lume,
     S’alcuna di lor due d’huopo n’havesse.
     Fece le Dee giurar su’l nero fiume
     Pluton, prima che dar lor la volesse,
     Che l’una, e l’altra vecchia sua nipote
     Volle anchor rallegrar con questa dote.

Se giunger cerchi al destinato scopo,
     Più d’un da queste haver convienti aiuto,
     Ch’à le Ninfe ti guidino, e che dopo
     La celata per te chieggan di Pluto.
     Ma se questo ottener brami, t’è d’huopo,
     Che vadi più, che puoi nascosto, e muto,
     Che per promesse mai, ne per preghiere
     Non potresti da lor questo ottenere.

Ch’à le Gorgoni son le Gree sorelle,
     Di Forco nate, e del mostro marino.
     E per non farsi al lor sangue rubelle,
     Mai non ti mostrerebbono il camino.
     Ch’essendo mostruose, e schive, anch’elle
     Una, perche peccò, due per destino,
     Si stanno in un deserto afflitte, e triste,
     E non si curan molto d’esser viste.

Hor se tal coppia haver brami per duce,
     Che volan sì, che ’l folgore è più tardo,
     E l’elmo, ch’ invisibil l’huom conduce,
     Convienti ad una cosa haver riguardo.
     Che cerchi d’ involar lor quella luce,
     Ond’ han comune hor quella, hor questa il guardo.
     E sappi certo s’involar la puoi,
     Che da le Gree trarrai ciò, che tu vuoi.

Se l’occhio involar puoi, no’l render mai,
     Se non giurano pria d’esser tua scorta,
     E se per mezzo lor l’elmo non hai,
     Che fa gir invisibile chi ’l porta,
     Perche se senza lui visibil vai,
     Anchor, che sia da te Medusa morta,
     Da l’altra Euriale detta, e da Stenone,
     T’è forza rimaner morto, ò prigione.

Tu dei saper, che son nate immortali
     Le due, che son con lei, figlie di Forco.
     Et ambe d’Aquila han veloci l’ali,
     E le zanne più lunghe assai d’un porco.
     E son sì bellicose, e si fatali,
     Che se non porti il morion de l’orco,
     Essendo tu mortal nato, e non divo,
     Non te ne lascieran partir mai vivo.

D’un’altra cosa anchora io t’ammonisco,
     Che mentre intento voli al capo crudo,
     Se d’impetrarti non vuoi correr risco,
     Fa, che guardi continuo in questo scudo.
     Che se qui dentro il crudo basilisco
     Miri, non ti può far de l’alma ignudo.
     Con questo specchio ti consiglia, come
     Puoi tor la vita à le tremende chiome.