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Pagina:Ovidio - Le metamorfosi.djvu/234

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voglia bellissima Donna; però fingono Giove essere trasformato in Cigno per havere goduto con l’artifitio delle parole, e con la soavità della voce dell’amata Leda; segue poi Aranne come si trasformò in Satiro per godere dell’amore di Antiope havendola poi lasciata gravida di Amphione, e di Zetho che ci mostra in quante forme si lascia cangiare l’huomo, da questo naturale desiderio del congiungimento, seguendo la trasformatione del medesimo in Amphitrione per godere dell’amata Alcmena; tutti effetti che sogliono fare gli arditi inamorati per dar compimento a i loro focosi desiderij; ben ce ne da un chiaro essempio il palafreniere che l’accocò al Re de i Longobardi, si cangiò ancora in fuoco per godere dell’Amore di Egina; significa questa trasformatione in fuoco per haverla ingravidata di quella stirpe valorosa d’Achille, e di Pirrho che furono fiamme del valore. Si trasformò ancora in un Pastore per ingannar sotto il falso aspetto l’incauta Nimosina; come si trasformò ancora in Serpe per cogliere Proserpina. È scritta molto felicemente questa trasformatione dall’Anguillara, come la descritione del Serpe, e della maniera che si lasciò ingannare Proserpina. Nella stanza: Non teme la Reina d’Acheronte, e nella seguente.

Finito che hebbe Aranne di tessere le trasformationi di Giove, si voltò a quelle di Nettuno come quando si trasformò in un Cavallo di Anda per godere di Cerere havendola tolta sopra il dorso, e portatola in un scoglio; e come si trasformò in toro anchora per godere Arne, laquale havendo partorito in una stalla de Buoi in Metapomo, diede cagione alla favola della trasformatione nel Toro. Si trasformò ancora nel fiume Enipeo, come scrive Homero, per rubare Tiro figliuola di Salmoneo vaga di passeggiare sovente alle sponde di quel fiume, sopra il quale il medesimo Iddio rubò Iphi, e n’hebbe della sua gravidanza ismisurati Giganti, Ephialte, e Otho che furono fulminati da Giove, perche n’hebbero ardire di far guerra al Cielo. Ingannò Nettuno ancora Teophane havendola trasformata in una Pecora, e se stesso in un Montone per godere dell’amor suo, ingannando i Proci, i quali furono poi trasformati in Lupi, perche havevano voluto amazzare la Pecora, essendo proprio del Lupo, di assalire la Pecora; ingannò Nettuno ancora Melanto in forma di Delfino; tutti effetti che si vegono continoamente ne i lascivi, per condure a fine i loro dishonestissimi appetiti.

La trasformatione di Apollo poi in uno Sparaviere, per ingannare l’amata Ninfa, ci da ad intendere, che ’l lascivo non è molto differente da questo uccello, in procacciare cosi il dar compimento alle bramose sue voglie, ogn’hora con nova preda come quello procaccia di satisfar’ alla fame con nuove ripresaglie. Si trasformò ancora in Leone per far’ acquisto della figliuola di Macareo, Vergine votata, e sacrata a Diana; che significa che fa bisogno che l’inamorato sia forte, & ardito come il Leone, se vuole violare la Vergine amata, trovandola lontana da i pensieri amorosi. Depinge ancora Aranne nel suo lavoro come Bacco trasformato in uva gode della figliuola d’Icaro, che non significa altro, se non che ’l vino bevuto alquanto lietamente ha forza di metter in qual si voglia animo casto, pensieri meno che honesti.

L’Acconito colto nel monte Citoriaco è sparso sopra Aranne, trasformata in Ragno, è quello sdegno che ingombra quelli che vegono spregiare, e distruete l’opera sua, fatta con molta industria, e con lunga fatica, come era la tessitura d’Aranne.

La Favola della superba Niobe trasformata in Sasso; e nella medesima Alegoria di molte altre dette di sopra di quelli che si sono voluti, come soperbi aguagliare a i Dei, onde sono rimasi privi di quelle cose dellequali piu si gloriavano, e insoperbivano; come si gloriava Niobe della sua felicità, nel generare, havendo havuto sette figliuoli, e altrotante figliuole, de’ quali tutti rimase privi dalle saette d’Apollo, e da quelle di Cinthia; Amphione Marito di Niobe, che col suo suono edificò le mura di Thebe, ci da a conoscere, che la soavità delle parole proprie, e che esprimano bene quello che l’huomo vuol dire, pronontiate poi quando dolcemente, e quando con vehemente efficacia, hà forza di ridurre gli huomini da una vita ferina, e tutta bestiale, a una lieta, e civile, che non è altro poi che edificare le mura delle città, riducendo gli huomini a vivere quietamente insieme. Si vede poi con quanta vaghezza habbi descritto l’ Anguillara che ’l tenere le dita delle mani incrocichiate, overo il pugno chiuso dove una donna partorisse, si rende molto difficile il parto, come Lucina voleva rendere quello di Latona, nella stanza: Cosi l’essule Dea vostra, mendica, con non meno vaghezza, e felicità, & arte ha descritti diversi maneggi de’ Cavalli; che fa vedere con la sua penna quello istesso che si vede