Pagina:Panizza - Processi contro le streghe nel trentino, 1888.djvu/12

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6 i processi

bene guardi, che nella legislazione romana troviamo non di rado messi insieme e trattati colla stessa severità indovini, negromanti, ciarlatani, maghi e avvelenatori, la qual cosa venne probabilmente solo da quel mistero di che tutti si circondavano, quando anche per iscopi ben diversi.1

Esistono, dopo tutto, tra magia e stregheria anche altre differenze importanti, le quali non permettono credere, che la prima sia la legittima madre della seconda. Così il mago e la maliarda, operano da soli o in piccola compagnia di soci o di ancelle,2 dove le streghe costituiscono una innumerabile associazione regnata da un despota; maghi e mali-arde agiscono da sè, quand’anche per virtù ottenuta, spontaneamente o forzatamente non importa, dall'ente superiore, a profitto loro o dei loro clienti, dove nella stregheria l’agente è sempre il “diavolo,„ che si serve dei suoi adepti come di semplici strumenti per fini suoi esclusivi; ed anche tra i portenti che si attribuiscono all’opera dei maghi e quelli che si attribuiscono all’opera delle streghe se c’è somiglianza parziale — cosa spiegabilissima — non c’è af-

    delatorem esse, sed dignum magis praemio arbitramur.„ (A. 319) L. 4. Eorum est scientia punienda et severissimis merito legibus vindicanda qui magicis accincti artibus aut contra salutem hominum moliri aut pudicos animos ad libidinem deflexisse detegentur....„ Sono però permessi l’uso dei rimedi contro malattie ed i “suffragi„ per impedire danni di grandini e venti ecc. (A. 321). — L. 5. Sotto Costanzo e Giuliano imp. viene severamente proibito di consultare mathematicum ed indovini. “Sileat omnibus perpetuo divinandi curiositas.„ L. 7. “Etsi excepta tormentis sunt corpora honoribus præditorum præter illa videlicet crimina quæ legibus demonstrantur„ [p. e. i crimini di lesa maestà] “si quis magus vel magicis carminibus adsuetus, qui maleficus vulgi consuetudine nuncupatur, aut aruspex aut ariolus aut certe augur vel mathematicus aut enarrandis somniis occultans artem aliquam divinandi.... fuerit deprehensus præsidio cruciatus et tormenta non fugiat.„ Se nega la colpa e sia convinto “sit eculeo deditus, ungulisque sulcantibus latera perferat pœnas proprio dignas facinore.„ (A. 358). — Non si può negare, che già qui esista un embrione del barbaro processo dei secoli posteriori.

  1. Si spiega in modo simile anche il fatto, che Medea, in origine avvelenatrice, compare come maga solamente nelle opere dei tragici.
  2. Canidia e Sagana in Orazio, — Circe in Omero.