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contro le streghe 35

e non si conoscono testi inabili o viziosi. Però l’accusato non viene messo a confronto nè col delatore nè con i testi, i cui nomi perfino gli vengono tenut nascosti. E per cavare a lui di bocca la confessione, senza la quale nessuno si sarebbe potuto condannare, si ricorre alla tortura, ma a differenza di quello che insegnava la pratica del processo ordinario, che per la validità di detta confessione domandava fosse confermata qualche tempo dopo subiti i tormenti, nel processo nostro non si bada troppo a questa poverissima cantela. La difesa o del tutto nulla, o quasi solo accordata per forma, nessuna appellazione della sentenza. E questa, oltre oltre alle pene canoniche, porta sia il carcere, allora crudelissima , per maggiore o minor tempo, sia il rogo, ed accessorio alla pena principale la confisca dei beni del condannato, i quali nel primo tempo per un terzo, poi per due terzi, poi per intero cadono a profitto de’ giudici. Così alla ignoranza ed alla ferocia del tempo, s’aggiunge la maledetta fame dell'oro a dar sì che non si pecchi di misericordia. Immanissime pratiche, dettate da sentimenti nè cristiani, anzi, nè pure umani, ma da fanatismo e da gnadagneria, pessimi consiglieri in qualsiasi età.

Non è tuttalvolta a credersi, che i tribunali della Inquisizione fossero accolti dovunque senza opposizione, ed i processi da loro formati non urtassero contro proteste. In Germania nel 1233 fu assassinato l’Inquisitore Corrado di Marburgo, in Francia nel 1208 venne ucciso Pietro di Castelnau, a Tolosa, Narbona ed Albi s’ebbero rivolte nel 1234-35-42, e nell’ultima perdettero la vita quattro inquisitori, in Italia nel 1252 fu morto Pietro da Verona e del 1285 si ricorda una sollevazione a Parma;1 e verso a fine del secolo, mentre la Sorbona si grava delle irregolari procedure dell’Inquisizione, Luigi IX in un editto richiama al dovere l’Inquisitore di Carcassona.

E per far vedere, che le opposizioni venivano anche da parte


  1. Che nell’Italia superiore gli inquisitori e la loro famiglia non fossero troppo sicuri della loro vita, si deve arguire anche da un Breve di Giovanni XXII del 2 maggio 1321 agli inquisitori di Lombardia, che comincia: “Exigit ordinis vestri, „ ed è riportato nel Magnum Bull. rom (Ed di Lussemburgo 1742).