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104 Diario sentimentale

ed era la sola verità che dicesse: «un animale che, quando viene — vedete — il novembre, si scava una tana sotto terra e la guarnisce di un materasso di foglie secche e fine, e lì si cova, grassa grassa, e dorme in soave letargo finchè vien l’aprile; e allora esce fuori, magra magra, e manda fischi per tutta la selva»

«Bello! — pensava — dormire senza morire e senza sognare, come sospetta il principe Amleto, e poi l’aprile, e la selva rinascente, e poi i fischi, cioè i richiami dell’amore, allo scopo di perpetuare la felice razza delle marmotte....»

E certo la marmotta era brutta; era uno stupido animale, a somiglianza di un gran topo decumano, con setole che pareva un istrice; ma, Vater unser, der du in Himmel, perchè hai tu creato la marmotta più felice di me? Un animale che dorme sei mesi continui e si desta una sol volta, in aprile, mentre a me sfugge così spesso il sonno, in una sola notte! Ah, Vater unser, der du in Himmel!

Ed allora una voce mi scosse, dicendo:

— Lei guarda la marmotta?

— Ah, caro Santamaria, sì: guardo la marmotta.

E’ un uomo ben conservato da tanti anni, un uomo retto. Tutte le domeniche va a Sant’Ambrogio col suo libro da messa sotto il braccio e la sua famiglia, e ne esce verso mezzodì.