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Pagina:Panzini - Diario sentimentale della guerra, 1923.djvu/112

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106 Diario sentimentale


— Mio caro — mi rispose gravemente — , bisognerebbe che lei potesse interrogare nel segreto il cuore di questi uomini, compresi re, imperatori, generali, ministri, e allora li vedrebbe piangere amaramente ed umiliarsi. Vedrebbe dove è il loro orgoglio!

— Sarà! Ma intanto tirano fior di cannonate!

— Lo so — rispose — , vi saranno le sue vittime, i suoi morti; ma intanto io scorgo un pocolino di Bene, che lavora lavora, che si fa strada. Creda, la luce del Signore verrà....

— Così che allora lei, in conclusione, è contento?

— Contento? Spero nel Bene. E poi è dovere per noi cristiani sperare nel Bene.

— Non mi pare! Il vero Cristianesimo è negazione di fede nelle cose mondane, e quindi nel Bene fra gli uomini.

— Ma lei — dice quel signore, e non ride più — lei vuole interpretare i sacri testi con la sua ragione!

— E, scusi, con che devo interpretare?

— Mio caro — dice con amàbile compatimento — , quando lei ha un qualche dubbio, non si rivolga nè alla sua ragione nè a quella dei filosofi. Si rivolga ad un sacerdote. Creda, ne sa di più un pretino, il quale sia consacrato, che il più grande dei filosofi!

— Non discuto — risposi — il miracolo della