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Pagina:Panzini - Diario sentimentale della guerra, 1923.djvu/116

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di Alfredo Panzini 113


Egli è dunque venuto (ore dieci) a trovare Titì ed a mostrare i doni che gli ha portato la notte di Natale, Bambin Gesù: un Bambin Gesù molto bellicoso, perchè Cesarino risultava di una comicità irresistibile: la sua testolina tonda è sottratta per metà da un piumato cappello alla bersagliera; zaino con la tenda affardellata che gli fa sporgere la pancia ritondetta; gavetta, tromba, fucile; e tutta questa armatura sopra un grembiule bianco bianco, da cui escono due pantofoline rosse.

Ha dato spiegazioni sui doni del Bambin Gesù, e poi si è seduto in una seggiolina di vimini sotto l’albero di Natale e guarda in su le melarance appese, i torroncini, i fondants.

— Cesarino, tu, dunque, vuoi andare alla guerra?

Sì, sont preparaa, ghe manca niente, — ma è distratto perchè guarda, in su, l’albero di Natale.

Sua mamma non solo lo ha armato, ma lo ha lavato così bene che, colorito e fresco come è, pare un fondant di rosa.

— Hai anche la gavetta, Cesarino?

Sì, per la pasta sutta.

(È un’impressione dal vero. Sotto le nostre finestre stanno schiere di miserabili con gamelle, bidoni, in attesa della pasta asciutta che i soldati della caserma dànno a loro con una disgustevole generosità; perchè, o i soldati sono irragionevol-