Pagina:Panzini - Diario sentimentale della guerra, 1923.djvu/236

Da Wikisource.

bianchi, lùcidi, composti! Vanno a scuola gli insetti? Il cielo di maggio è delizioso, è puro. Vedo quel signore contegnoso, con quei baffi in su. Chi è? Un tricheco. Un tricheco munito del colletto. E quella donna che entra in San Petronio? Vanno alla messa gli insetti? E se sono insetti gli altri, io che cosa sono?

Ma chi credevo io di essere? Uno che dopo questo trànsito temporàneo in questo mondo andrà in paradiso, ricevuto dal buon Dio? Ma no! Queste sono fole della pòvera nonna, della pòvera mamma. Io sono un insetto che guarda gli altri insetti. Ah, se tutti gli uòmini sentissero questo terrore dell’animalità, non farebbero la guerra, unicamente per non fare cosa che fanno gli altri insetti.

***

Dicevo? Dicevo che ho paura di qualche spaventosa sorpresa dovuta all’innata nostra tolleranza, al vivi e làscia vìvere, all’incapacità di quell’irrigidimento tenebroso delle ànime tedesche. Poi la paura che io ho del contàgio del pànico, della deficienza di controllo interiore.

Sensazione odierna della Germania: come di quei giganti mostruosi, orrendi, che i cavalieri del