Pagina:Panzini - Diario sentimentale della guerra, 1923.djvu/270

Da Wikisource.

rivoltavo indietro con paura, mentre la guida fa con la mano visiera agli occhi e cerca in fondo alla valle.

— Avete visto un campanile? una casa?

Ah, finalmente un po’ di prato, ci siamo! Non più questi orribili macigni. Ecco segni di vegetazione, grano, viti: l’uomo! Sento una voce che dice: «l’uomo è compagnevole animale.» È Dante che dice così. Io sono fuggito dagli uomini per vivere in questa solitudine; ma non si può! Bisogna per forza vivere con questi tristi compagnevoli animali!

— Che paese è quello che vediamo laggiù?

— Non so.

***

Lusignano. Vi arrivammo che era l’ora del vèspero.

Era un villaggio tetro, lùrido, trogloditico, fatto di grigie pietre: si chiama Lusignano: ma c’erano uomini, una cena, un letto, anche. Buona gente che ha emigrato. Donne e vecchi fanno ospitale cìrcolo su la terrazza attorno a me. Garòfani, ortensie, basìlico bellissimo su la terrazza. Hanno i figli ed i mariti alla guerra. Ne ragionano con calma, come di un cataclisma naturale.

Parlano più volentieri delle mandrie, dei pà-