Pagina:Panzini - Diario sentimentale della guerra, 1923.djvu/276

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Però essere discesi dall’alpe per rompicolli spaventosi, e poi trovare le rotaie del treno, correre in treno, è un gran piacere! Scendiamo a Berceto. Da Berceto ritorniamo a Corniglio a piedi; ed ecco che, dopo un’erta salita sul gran mezzodì, troviamo una conca verde cinta dai monti. Mi viene alla memoria la valle di Tempe! Nella solitudine, alcune donne, bimbi, fienavano, rastrellavano una pelurie di erbe. Mucche bianche pasturavano. Lungo il sentiero, roselline silvestri, alte, guardavano. Che arsura! Un contadinello corse ad una fonte. Mai bevvi acqua più pura. È aria! Uno scintillare di sole nell’acqua. Paesaggio aereo, verdolino tenero. Roselline, pace!

Il paesaggio germanico ha selve e paludi. Senza elevazioni, nè viti, nè rose. La terra genera ferro e carbone: è la nostra civiltà nubilosa.

***

Ritorno, sera 12 luglio. Corniglio.

B mondo è così grande, i monti erano così enormi, la guerra è con rossa; ma quel piccolo punto azzurro, sul poggio, è Titì. La sua voce mi giunge qui in fondo alla strada: «papà!».