Pagina:Panzini - Diario sentimentale della guerra, 1923.djvu/360

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Gli occhi mi corsero alle enormi scarpe ferrate di due o tre alpini che di li passavano. Uomini assorti, patinati dalla tetra guerra! Mi soffermai come nell'attesa che quelle scarpe ferrate descrivessero una paràbola contro la vetrina, i pizzi, le gelatine. Quelle figurine di biscuit su le lastre di cristallo, quella umanità di biscuit dentro la sala dorata mi aspettavo di vederla cadere in frantumi!

Nulla oggi, ma domani chi sa? Gino è sorpreso, sgomento, dell’apparire da ogni parte di donnette, donnone eleganti, col capo incapsulato, sempre più piccolo, più piccolo, più piccolo! Gonne a gìglio, alla zuava, con guarniture di pellicce: poi coturni sguaiati, protervi. Le donne sprintano, come le cìmici, nei luoghi immondi.

Corrono verso tutte le cose che lùccicano: una vetrina, una poesia, una stoffa, il cadàvere di Narciso : «Narcis — dice l’antica novella — fu molto idiota, ma molto bellissimo. Donne videro il bel Narcis affogato, e sì lo adoràrono...».

***

19 Gennaio 1916.

Montenegro: resa a discrezione.

I giornali tedeschi scrìvono esultando : «La