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Des — 131 — Des

          ed incolta si vide e si compiaque
          perchè bella si vide ancorchè incolta:
          io me no avvidi e tacqui.

E altrove, pure il Tasso:

          Nè te, benchè negletta, in manto adorna
          giovinetta beltà vince e pareggia.

Certo la lingua italiana non ha la parola dall’impronta fissa come il francese, ma la parola e la frase sono più liberamente plasmate dal genio dello scrittore.

Desiderata: pl. neutro latino che vuol dire le cose desiderate, ed è parola usata specie nel linguaggio dei bibliofili e de’ librai per indicare quelle opere che sono ricercate perchè rare e poco note: desiderata si disse eziandio delle nozioni scientifiche che sono manchevoli: da questo latinismo antico e comune derivò verosimilmente il neol. seguente.

Desideratum: parola neologica del gergo francese, usata anche in italiano per indicare in ispeciale senso cosa che manca e che è desiderata. La paix est le desideratum du progrès. Questa parola è oggi molto frequente nel linguaggio politico: al pl., tanto desiderata alla maniera francese, come desiderati.

Desinit in piscem: termina in pesce. E interamente: «Donna bella nel volto e nel petto, finisce sconciamente in figura di mostro!» così Orazio finissimamente nel principio della sua epistola ai Pisoni, ove dà i noti e perfetti ammaestramenti sull’arte: e in questo caso accenna allo sconcio della disarmonia delle parti, ai libri senza capo nè coda. | Desinit in piscem dicesi poi liberamente di opero belle in principio, brutte in fine.

Desolante: è voce verbale del verbo desolare = devastare, e poi nel senso morale di affliggere, sconfortare. Voce, dunque, più che buona, ma l’abuso che se ne fa invece di doloroso, affliggente, sconsolante, pietoso, etc. ricorda ai puristi troppo da vicino il modo uguale francese: désolant.

Dessert: non si riscontra questa parola nella lingua francese che dopo il XVI secolo. Vuol dire l’ultimo servizio del pranzo, come formaggio, frutta, dolci, vini fini, liquori. Oramai questa parola è entrata nell’uso e fu tradotta in deserre, e a Lucca, assicura il Fanfani, in deserta!!? Noi potremmo usare semplicemente frutta o se si tratta di un maggiore apparecchio, potremmo rinnovare la bella voce antica seconde mense. Ma la forza di richiamare in vigore buone locuzioni o di crearne di nuove, acconce e nostrane, difetta all’italiano odierno. Nel citato libro dello Scappi, dove sono registrati gli inverosimili servizi alle mense pontificali, un unico vocabolo, cioè «servizio di credenza» serve ad indicare tanto l’hors d’oeuvre come il dessert. Per l’etimologia questa parola proviene da desservir, dunque alla lettera «servito» che è parola altrettanto classica in questo senso come semispenta. Dessert è oramai parola conquistata dall’uso tra noi. Giardinetto non è propr. il dessert, nè si presterebbe alle locuzioni d’uso, come ad es. essere al dessert.

Dessous: sost. masch. francese e vuol dire il di sotto cioè la parte nascosta di una cosa. Anche questa parola è usata: Es. «Ha il torto massimo di dire, di stampare e di firmare quello che pensa, abbattendo fame usurpate, rivelando i dessous finanziari di certe compagnie». Significa anche dessous le sottovesti delle donne. Les filles aux gorges provocantes et aux dessous parfumés. Ma è voce del gergo.

Destinatario: indica in commercio, negli uffici di spedizione la persona a cui è diretta una merce. Ai puristi ricorda la parola francese destinataire: ma il Rigutini ammette che «difficilmente si potrebbe sostituire con una sola parola. Rimanga dunque ai mercanti». Ma il secolo oggi è mercante e tutti l’usano, anche i non mercanti di professione.

Destituzione: l’atto col quale un ufficiale o funzionario dello Stato viene, per gravissime causo, privato dell’impiego e della carica. È la maggior pena che il Potere esecutivo possa infliggere ad un funzionario, nè va confusa con la licenza, nè col collocamento a riposo.

Destra: nel noto senso politico è voce notata nei reconti lessici: corto di provenienza francese: la droite = ensemble des députés ou des sénateurs qui siègent à la droite du président de l'assemblée.