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corati di graffito, nè vi fu artista che sdegnasse di far le sue prove di capriccio, emulando gli altri nelle invenzioni e nelle forme di questo grazioso genere. Il grafito regge alle intemperie e il suo chiaroscuro su le case spoglie d’ogni ornamento, fa buon effetto e grato pel carattere suo alquanto cupo e bizzarro.

Grafòfono: è il fonografo di Edison, perfezionato.

Grafologia: (dal gr. [testo greco] = scrivo e [testo greco] = trattato) arte che studia la scrittura (il segno grafico) come indice del sentimento o del carattere dello scrivente. Benchè la grafologia abbia fondamento più ciarlatanesco che scientifico, è certo che non mancano acuti elementi di giudizio; certo in alcuni casi di idiotismo, isterismo, lipemania, delinquenza, la scrittura può presentare ben più interessanti e sicure alterazioni che nei casi normali.

Grafomane: V. Grafomania.

Grafomania: dal greco [testo greco] = scrivo e [testo greco] = mania (di scrivere), giacchè fra le manie che affliggono l’umana esistenza, esiste veramente anche cotesta. Bisogna però distinguere le forme tipicamente pazzesche che hanno caratteri determinati, come sarebbero formule costanti, quasi sacramentali, poscritti che sorpassano lo scritto, prolissità e difetto di logica, etc. e le forme comuni di grafomania. Difficilmente le porte del manicomio si aprono al comune grafomane, e difficilmente anche si riesce a distinguere ove cessi il furore creativo e fecondo dello scrittore e cominci la mania di colui a cui basta riempir di scrittura molta carta e possibilmente tramutarla in istampa. La mancanza di correzione e di lima sono i difetti più salienti del grafomane: la vacuità e la prolissità non sono vizi specifici del grafomane soltanto. Derivato grafomane, che talora si dice per ispregio di scrittore prolisso, non artista e che troppo produce.

Granatina: siroppo ottenuto col succo della mela granata.

Gran bestia (la): definizione di sapore biblico e di ricordo Nietzschiano, anzi frase del Nietzsche, data dal D’Annunzio alla folla, per significare spregiativamente l’anima collettiva, dalle esplosioni incoscienti e brutali e dal facile dominio. Questa locuzione ebbe fortuna di divulgazione come ogni cosa del D’Annunzio, Cfr. La bestia trionfante di G. Bruno, la belua multorum capitum, di Orazio, la vil maggioranza del Carducci. Eppure quanto deve il D’Annunzio alla Gran bestia!

Gran collare: il distintivo del più alto grado di alcuni ordini cavallereschi: la persona stessa che ne è insignita: femm. gran crollaressa.

Gran completo (al): fr. au grand complet. V. questa locuzione.

Grande di Spagna: titolo della più alta nobiltà castigiiana, con speciali privilegi e di carattere feudale: ciò in antico. Oggi semplice grado di nobiltà di Corte.

Grande isterismo: V. Isterismo.

Grande Oriente: così è chiamato il consiglio o dignitario supremo di tutte le comunità (Logge) massoniche di una nazione, e per estensione lo stesso Gran Maestro. V. Massone.

Grand hôtel: V. Hotel e avverto che questo grand non è un semplice aggetgettivo ornativo, ma serve proprio a distinguere l’albergo di gran lusso e di gran trattamento dai comuni. Tale distinzione è avvertita pur nelle Guide.

Grandinifugo: aggettivo aggiunto di speciali cannoni, forniti di grandi trombe che portano il suono del loro scoppio, dovuto a polvere pirica o ad acetilene: recentemente perfezionati, hanno per iscopo di impedire la formazione della grandine. (Almeno così si dice giacchè è questione ancora sub judice).

Grand prix: intendesi nel linguaggio ippico il gran premio di Parigi, fondato dal Duca di Morny nel ’62 e inaugurato a Longchamps nel ’63. Queste corse al galoppo ebbero il premio di lire 100.000 sino al 1891: quindi fu accresciuto del doppio e vi possono concorrere cavalli di ogni paese. Grand prix si legge oggi in luogo di onorificenza, premio, etc., specie se il premio fu ottenuto in Parigi. Abuso di voce straniera, il quale è pur indice notevole di servitù di pensiero!

Gran guardia: forte nucleo di milizie agli avamposti, sì per dare il cambio ai