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Pagina:Panzini - Dizionario moderno.djvu/274

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Ill — 232 — Ilr


illusionista: neol., dal fr. illusionniste invece di prestigiatore, giocoliere.

Illustrazione: dicesi con aperto gallicismo (illustration) di persone degne e illustri, che fanno onore ad un’arte, ad una scienza, ad una regione: spiace ai puristi, come un astratto difforme dall’indole nostra della favella, Cfr. Dante:

O tu che onori ogni scienza ed arte.

Spiace pure ai più stitici fra i puristi illustrazione nel senso di periodico adorno di disegni, e illustrato come attributo di libro ornato di figuro dichiarative. Ma la moda di intercalare figure nel testo per abbellimento e chiosa ci provenne dalla Francia, e, con la cosa, il nome, Illustrazone nel primo senso appartiene a quei molti gallicismi i quali, come non entrano nella corrente del linguaggio popolare, così sono senza sforzo sfuggiti in nobile prosa. Appartengono tuttavia alla lingua dell’uso.

Illustre e illustrissimo: vedasi curioso effetto dell’abuso che toglie valore alla logica grammaticale! Il superlativo vale più del positivo, ma nel caso di questo aggettivo la cosa è diversa, giacchè illustrissimo si dice di ognuno, specialmente non illustre; illustre invece è solo di persone veramente chiare per notorietà e valore. Vero è che anche dell’aggettivo illustre che sembra contenere un granello di incenso e di gloria, oggi si comincia a far uso generoso oltre misura.

Illustre sconosciuto: locuzione lepida ed ironica dei tempi nostri che è indizio del costumo: vale cioè a significare certe persone nulle e ignote sino a ieri, cui la civiltà democratica offre opportunità di acquistare di colpo autorità e stato sì da dettar legge, trinciar giudizi, montare in bigoncia o sul piedestallo. Suona ironia o spregio.

Il nuovo non è bello, e il bello non è nuovo: dicesi di opere prive di invenzione e di perfezione. L’acuta frase si fa derivare del Lessing (Briefen die Neuste Literatur betreffend) onde trasse ispirazione Arrigo Voss per questo epigramma:

Auf mehrere Bücher.

Nach Lessing.


Dein redseliges Buch mancherlei Neues und Wahres,

Wäre das Wahr nur neu, wäre das Nene nur wahr!


Ilota: greco [testo greco], latino Hilòta, nome dello popolazioni Achee ridotte in istato servile, non come individuo ma come casta, dai Dori od Eraclidi al tempo di Sparta. Voce usata oggidì per esprimere con forza di esagerazione lo stato di dipendenza economica o morale.

Il Paradiso di Maometto: è quello che nel Corano è promesso ai buoni: più divertente certo di quello di Cristo, ma non così ricco di sensuali piaceri come la tradizione ed i commenti hanno insegnato. Maometto promette lo urì, esenti da ogni bruttura, le vergini modeste, le care spose, tutti beni che in terra non si riscontrano di frequente.

Il quarto d’ora di Rabelais: fr. le quart d’heure de Rabelais, dicesi, con molta libertà e con largo riferimento per significare un momento di incertezza e di impaccio, in cui conviene risolversi. Si allude per tale motto ad un brutto quarto d’ora che passò Francesco Rabelais, il grande autore di Gargantua, quando al ritorno da Roma si trovò a Lione senza soldi per continuare la via. Per ciò si valse di questa astuzia: fatti chiamare i medici della città e fatto giurare il segreto, loro disse che i Romani gli avevano dato un veleno per uccidere il re. Fu allora denunciato, preso e condotto sotto buona scorta a Parigi dove egli tutto narrò al re facendosi beffa della semplicitá de’ Lionesi. Aneddoto antico ma poco attendibile, nè d’altra parte persuade la spiegazione che un fatto così comune come la mancanza di denari abbia potuto dar vita ad una locuzione così comune e nella quale par si contenga un senso speciale e recondito.

Il regalo che fece Marzo alla Nora: locuzione toscana e vale, regalo meschino come quello che fece tal Marzo a una tal Nora di tre noci e una nocciola. «Appena vedrai l’involto dirai: ecco il primo regalo che fece Marzo alla Nora» (Giusti, Lettere).

Il re regna ma non governa: formula della monarchia costituzionale, già espressa dal Thiers nel 1830: le roi règne et ne gouverne pas. Rex regnat sed non gubernat fu pure il monito dei Polacchi a Sigismondo III loro re.