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Pagina:Panzini - Dizionario moderno.djvu/550

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Uom — 508 — Usc

non doversi scrivere muossi, cuotto, cuopro, accuoro, benchè vi cada l’accento. Ma chi, anche di Napoli dove l’uo è costante, scriverebbe così? Ma sono avvertimenti inutili, che se un linguaggio deve essere appreso a furia di regole, avverrà una delle due cose, o che si imparerà a scrivere a cinquant’anni, o, come avviene, si considererà la grammatica, questa bellissima e prima fra le discipline scolastiche, come nel Medio Evo facevasi del greco: graecum non legitur. Gli scolari fanno così e non credo che abbiano gran torto. Di grammatiche di lingue morte basta il latino, ed è di troppo. Occorre inoltre avvertire che pruovo, truovo, priego, etc. sono forme oramai fuor dell’uso per comune consenso? Contro tale eccesso di toscanesimi notiamo: prima che nelle altre provincie il dittongo uo è nella pronuncia; secondo che l’uso non solo classico ma de’ nostri migliori scrittori contemporanei, pur toscani — valga per tutti il Carducci — e le norme delle più lodate grammatiche e lessici ritengono questa norma: scrivesi uo quando sul dittongo cade l’accento: uo si scempia in o quando nei derivati l’accento viene a cadere su altra sillaba, onde cuore e coràggio; giuòco e giocàva; scuòla e scolàro; uòvo e ovìno; cuòcere e cocèva, etc. Così dicasi del dittongo ie, onde cièlo e celèste. Le eccezioni sancite dall’uso e dagli esempi letterari per alcune speciali voci non infirmano tale regola, ed è deplorevole che si creino nuove difficoltà ed incertezze fittizie da aggiungere alle reali incertezze della grafìa italiana.

Uomo economico: veramente gli economisti usano questa formula in latino (Homo oeconomicus) per significare l’uomo come ente astratto il quale ha il concetto del valore delle cose e quindi pensa in ogni sua operazione di raggiungere il massimo risultato col minimo sforzo. Così, ad es. un consumatore cercherà di acquistare la merce che gli abbisogna dove potrà trovarla a miglior mercato, un produttore di fabbricare i suoi prodotti coi mezzi meno costosi, etc.

Uomo normale: (V. Normale): secondo un concetto positivista, per normalità dell’uomo si intende una specie di ambito o zona — mutabile secondo i tempi — entro cui cadono le azioni ed i pensieri della più parte degli uomini. La cognizione di questa norma si ritiene da molti come fondamento della responsabilità rispetto alla legge. Per il filosofo e per l’antropologo questo concetto di normalità non si presenta però così facile come sembra in apparenza.

Uova alla coque: V. Coque.

Uovo di Colombo: V. L’uovo, etc.

Uranismo: termine di patologia ed indica una forma di inversione sessuale congenita, variante di omosessualità. La parola uranismo, uranista (da Urano?) fu creata da un famoso invertito. In francese, uraniste = home-sexuel. Il vocabolo è pure in inglese, credo anzi che ne provenga.

Urbanismo: dal lat. urbs = città e il solito suffisso ismo; indica la tendenza moderna nelle popolazioni di accentrarsi nelle città.

Urbe: latinismo che significa città e, per antonomasia, Roma. Voce magnifica e severa che sta a suo posto, poniamo, in una poesia di G. Carducci, ma che, intromessa nella chincaglieria di certi scrittori, offende chi ha il senso della semplicità e della naturalezza.

Urbi et orbi: lat., alla città (Roma) ed al mondo: parole delle benedizioni dei Pontefici; familiarmente valgono dovunque, e si dice con special senso faceto.

Uremia: voce del linguaggio medico ([testo greco]) = urina ed [testo greco] = sangue). Con questo nome si designa un complesso di accidenti tossici (cerebrali, respiratori, gastro-intestinali) dovuti ad insufficenza o alla mancanza della funzione dei reni (ritenzione, dunque, dei veleni che normalmente sono eliminati con le urine). Derivato, uremico.

Urningo: termine di patologia: colui che è affetto da inversione sessuale. Ingl. urning. V. Uranismo.

Urrà: V. Hurrah.

Uscire dall’equivoco: brutta locuzione dei giornali e del linguaggio politico: vale dichiararsi, manifestare la propria opinione senza più tergiversare o tenere il piede in due staffe.