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Pagina:Panzini - Dizionario moderno.djvu/595

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— 553 — si scrive^ non registrano. Il Signor Prof. Fanzini ha inteso colmare questa lacuna e, per quanto posso giudicare da questo breve Saggio, vi si è accinto con intelligenza e diligenza.

Sembrami per altro ch’egli abbia abbracciato troppe e troppo svariate cose, tanto che il suo Dizionario somiglia assai a quelli che si vuol chiamare Dizionari di conversazione^ de’ quali vi sono giá degli esempi nella nostra e piú in altre moderne lingue. Qui infatti si trova quasi una piccola enciclopedia di storia, poesia, scienza, geografía ecc. Mi sarebbe sembrato miglior cosa l’essersi ristretti alla lingua comune ne’ suoi molteplici casi non comunemente registrati, ed anche, se volevasi, ne’ principali proverbi e dicterii, senza entrare in cose troppo speciali od erudite, come Vasel d’ogni froda, Vecchio stile, Venere di Milo, Veneree malattie, Vera incessu patuit Dea, Vii maggioranza, e tante altre simili. I confini del Dizionario restano, se non erro, male determinati, né si può scansare il troppo od il poco. Lodo l)ensi il distinguere che vi si fa del merito di ciascuna voce, anche secondo l’approvazione la disapprovazione de’ puristi, verso i quali l’Autore non si mostra ingiusto, e fa bene.

La Prefazione contiene molte veritá, e attesta nell’Autore un criterio sano ed imi)arziale, ma non sempre ben determinato e un po’ cedevole alle transazioni, tanto che ora dice di sí, ora di no; senza venire ad una conclusione netta. Lo stile la pretende troppo allo spiritoso e all’umorista, e si riveste di troppe frasi del moderno gergo scientifico; se pure l’Autore non l’ha fatto apposta per parere scrittore di gusto moderno, e conformarsi al titolo della sua opera.

EAFFAELLO FORNACIARL

Anch’io però non oso dire che si scriva bene dai troppi che pur senza aver nulla da dire, fan professione pennaiuola ; ma la lingua, per chi ha idee o fantasmi nel cervello e nell’anima, in Italia c’è, e ricca e bella e piú che adatta, se conosciuta intera, a descrivere e significare mirabilmente qualunque aspetto tangibile della materia e imagine dello spirito. Ma noi ignoriamo il nostro patrimonio comune, perchè fin da bambini preferiamo i romanzi illustrati ai dizionari, e andiamo nelle scuole a parlare di grammatica e stilistica, costruzione cioè e ornamentazione, senza prima conoscere i materiali da impiegarsi. Lo stato odierno della nosti-a lingua mi pare tuttavia soddisfacente per il conveniente uso di pochi ma dignitosi scrittori; e sebbene nessun altro organismo abbia, per il suo stesso rigoglio, piú parassiti di essa e nessun’altra sostanza sia rimaneggiata da una caterva maggiore di guastamestieri che ne minacciano l’integritá nativa e la libertá di funzione, io non credo che possa totalmente falsificarsi o impoverire e decadere. Certo né il purismo fossile potrá giovarle piú del normale sviluppo evolutivo, né l’eclettismo dei giornalisti nuocerle piú della burocrazia ufficiale e commerciale, ecclesiastica e letteraria. Qui veramente è la morta gora dove la nostra favella si incancrenisce e si consuma per idropisia e per tisi! Lí, lí, lí è il marcio! Non badiamo dunque con troppo rigore alle voci sane che di contrabbando s’infiltrino nel nostro non piú vergine idioma. Il flusso e riflusso é un fenomeno naturalo che si manifesta ancor piú nella seleziono universa di tutti i destini e subordina ogni vitalitá alla suprema legge del moto. Tradizione quindi e reazione in natura, in aiie, in politica, in letteratura, in tutto ciò che non ha da perire. LUIGI DONATI.