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Ari — 23 — Arm

di evidenza realistica, ponotrato anche nello opero letterario (V. V. Hugo, E. Zola) e nell’uso. Esistono dizionari e studi molto accurati sul gergo parigino (Argot) che qui è superfluo citare. La struttura del gergo consiste nel dar senso speciale a parole comuni, nel cogliere analogie, spesso acuto, tra nomi e cose, nello storpiare vocaboli, etc. Oltre che argot, i francesi dicono langue verte, ma questa seconda locuzione non è passata a noi. In senso più esteso intendesi per argot il linguaggio speciale dello persone che esercitano una stessa professione, arte etc., e in questo caso, meglio che gergo che ha senso furbesco, noi diremmo linguaggio.

Aria: nel linguaggio musicale indica un pezzo comunemente vocale accompagnato da uno o più strumenti. Essa vuole un certo numero di frasi legato regolarmente e simmetricamente, unità di concetto e di tonalità. L’aria cominciò a mostrarsi timidamente nella Euridice del Peri (1600), prese sviluppo con Cavalli e forma classica con Alessandro Scarlatti, cui devesi l’aria col da capo, e nella quale, esposto il pensiero principale, questo è ripreso dopo un periodo episodico, (A. Galli, op. cit.).

Arioso: una sorta di recitativo che di mano in mano va prendendo struttura metrica e si trasforma in aria.

Ariostesco: da L. Ariosto, creatore di meraviglioso fantasie nel suo Orlando, si è foggiato questo aggettivo che suona secondo i casi inverosimile, fantastico, mirabile.

Arista: voce fiorentina, registrata dal Petrocchi fra le voci italiane: indica la schiena, il lombo del maiale (lat. arìsta = resta).

Aristo: voce del gorgo francese per aristocrate.

Àriston: piccolo istrumento musicale il manovella di nuova invenzione: specie di organetto. La parola è dal greco ariston che significa cosa ottima.

Arlìa: voce dialettale dell’Alta Italia che significa ubbia, superstizione e anche disdetta, jettatura. Ingegnosa è la etimologia che ne dà il Cherubini, cioè da ariolo lat. Hariolus = indovino.

Arm: nei composti spall’arm, pied’arm! La ragione della brevità del comando militare spiega e giustifica il troncamento della parola.

Armàre: ter. mar. che vuol diro fornire lo scafo della nave, dell’alberatura, attrezzi, sartie, vele, macchine etc.; e, se trattasi di nave da guerra, artiglierie e ogni altra specie di macchine belliche. Il contrario è disarmare, e ciò avviene o per grandi lavori di raddobbo o perchè il bastimento cessa dal navigare.

Armata: tutte le forzo militari di un paese; così il Petrocchi, così l’uso. Certo, senza voler esser pedanti, tale parola ricorda da vicino l’uso del fr. armée, come è certo che nella buona lingua, armata indica più specialmente il naviglio da guerra. Ma chi ad es. traducesse la grande armée di Napoleone per il grande esercito non perderebbe forse di efficacia? A certi suoni si accompagnano certe idee. A ciò aggiungo che nel senso di esercito ha esempi antichi, dell’Ariosto, del Pulci, del Magalotti, del Forteguerri, ed uno — ancorchè dubbio — di Dino Compagni. Lo registra perciò la Crusca.

Armoire: parola scritta anche secondo la pronuncia armoar: è frequento sì a Milano che altrove, specie se si vuole indicare l’armadio a luce: dal latino armarium = ripostiglio, in origine, dello armi.

Armonia: (gr. armonia = commettitura, concordia, proporziono, indi in senso musicale anche in greco) così è spiegata nel citato Lessico del Galli: «associazione di accordi governata da speciali leggi tecniche in ordine ad un fine estetico. È il risultato di ogni buona aggregazione simultanea di suoni, così nei componimenti vocali come in quelli strumentali. L’armonia è studio teoretico, eruditivo, mentre il contrappunto è un esercizio inventivo: la prima studia la formazione e concatenazione degli accordi, il secondo la sovrapposizione di cantilene diverse: ma lo singole parti della contestura dell’armonia possono produrre altrettante cantilene, e le sovrapposizioni delle cantilene produce necessariamente gli accordi, e cioè, l’armonia. — «È mercè lo studio dell’armonia elio l’allievo devo pervenire a