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ciò che a lungo andare rende l’uomo incapace di emozione e di affetti: indifferente, scettico, insensibile. L’etimologia della voce è incerta.

Blennoragia: gr. blenna = muco e raghè = eruzione. Malattia infettiva di cui l’agente patogeno è un microbo specifico: micrococcus gonorheae. Si appalesa negli uomini in forma di uretrite, di metrite nello donne. Dicesi anche gonorrea, scolo, scolazione.

Bleu: questa parola che da noi si pronuncia con un blu così duro che pare il latrato di un cane, ha tolto di seggio oramai le belle parole azzurro e turchino. Da bleu provenne l’aggettivo bluastro (bleuâtre) per turchiniccio. Bluet pure è detto sovente, in luogo della nostra parola gentile fiordaliso o ciano, il fiorellino azzurro che cresce tra il grano.

               Come il ciano seren tra ’l biondeggiante
               Or delle spighe, tra la chioma flava
               Fiorìa quell’occhio azzurro.
                                                            Carducci (Idillio maremmano)

Bleu-élétrique: dicesi delle stoffe, dal colore azzurro cangiante. I nomi delle stoffe e dei colori sono spessissimo indicati alla francese: ciò si vedrà di volta in volta.

Bleu-gendarme: così nel linguaggio delle stoffe si chiama quel colore turchino verdastro, usato nelle assise militari.

Bleu marin: per indicare il colore turchino fondo di certe stoffe, dicesi in Italia bleu-marin. La bella parola italiana azzurro oltremarino o d’oltremare è dunque spenta del tutto?

              L’azzurro oltremarin di Terra Santa
               È bava di lumaca in suo pensier.
                                                  G. Carducci, La consulta araldica.

Bleuet: V. Bluet e Bleu.

Blindage: in francese indica l’atto del blindare, voce tradotta anche in blindaggio. V. il verbo blindare.

Blindare: dal fr. blinder, voce sposso usata trattando di opere militari e significa difendere con lastre metalliche una parete, un carro, un fortilizio etc. affinchè sia protetto dalle palle nemiche. La etimologia è dal tedesco blenden, rendere cieco, quindi per estensione, coprire, munire. Così il Diez. Es. carro blindato.

Bloccare: por stringere di assedio così strettamente da impedire ogni comunicazione e introduzione di viveri nella città assediata, è parola da assai tempo accolta nei nostri dizionari: fr. bloquer. Voce che si congiunge alla parola tedesca block da cui block haus e blocco. Dicesi anche familiarmente bloccare per chiudere. Es. siamo stati bloccati in casa.

Blocco: (ted. block) è voce internazionale: indica un pezzo di marmo, di tufo, di pietra etc.: così le locuzioni vendere in blocco, fare un blocco non sono belle nè nostre, ma oramai appartengono al patrimonio della lingua viva.

Blocco: cabina di blocco o sistema di blocco sono chiamati con voce recente nel linguaggio tecnico delle ferrovie alcuni apparecchi elettrici per la più parte che, sparsi lungo il percorso, possono arrestare il treno quando la linea è impedita. V. più ampiamente Sistema di blocco.

Block e block notes: così si legge su molti taccuini, formati di fogli staccabili, in uso negli uffici e banchi di compra e vendita. La parola proviene dal tedesco block, massa densa e pesante: voce estesa nelle altre lingue, e nella nostra in blocco.

Blockhaus: così con termine tedesco (da block e haus = casa) è in quasi tutte le lingue chiamata quella speciale fortificazione piccola, fatta di lastre metalliche, che ponesi in campo aperto, facile a costruirsi e smontarsi. La lingua nostra avrebbe le parole classiche: casaforte, fortino, battifolle, bastita, ridotto, ma blockhaus trionfa.

Blonda: dal fr. blonde, trina di seta. Voce dell’uso. Per l’etimologia V. lo Scheler, op. cit.

Blouse: voce francese comunissima presso di noi e d’incerta etimologia. Il Petrocchi l’accetta e no fa bluse, blusetta e blusettina. Ho inteso molte signore dire camicetta, per indicare appunto quel giacchettino elegante che prendo forma naturale dal busto e si raccoglie sotto la gonna. Bluse è altresì il camiciotto degli operai, dei ragazzi. Anche il Rigutini ospita benevolmente blusa, blusina, blusettina. Ospitinmo pure, perchè no? Solamente sarebbe curioso conoscere il criterio con cui si respinge una parola e se ne accetta un’altra.