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preso la volgarissima parola « scorticare » che è propria dei pastori, e poi fu traslatata agli esattori e tassatori, onde fu detto dai sapienti legislatori romani: «è ufficio del buon pastore tosare, non scorticare le pecore», e la avete applicata alla Signora.

Richiamate in funzione i vostri freni inibitorii, conclude il savio Galeno, altrimenti potreste confinare con la vesania furibonda con pericolo di violenza di voi stesso contro voi stesso o contro qualche parte della vostra macchina corporale; e dalla vesania precipitare nella melanconia, e sin anche nella immobilità catatonica. Attenti, eh, Catullo! Con la pazzia si scherza poco. Si accende come una girandola.

Voi tuttavia, — ripetiamo —, con un verso solo avete fatto un quadro grandioso: «I nepoti di Romolo e Remo appesi alli arpioni come si fa dei capretti»!

Alla vista di questa corrida, di questa mattanza, come si sarebbero rallegrati Annibale e Cleopatra! Questa regina si sarebbe risparmiata la atroce puntura dell’aspide, e Annibale non avrebbe bevuto il veleno.

Non che queste grandiose mattanze non avvengano! La venerabile Clio, qualche volta, si annoia di far girare l’arcolaio della storia, oppure trova nella matassa un groppo; non ha pazienza di districare, e allora dà uno strappo