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24 | alfredo panzini |
tegro di vita e puro di scelleratezze», come egli dichiarò; al punto che andando solo e distratto a guisa di poeta per un bosco, un lupo terribile gli si fece incontro. Ebbene: non fu lui a fuggire, ma il lupo.
Ma avendo Orazio studiato da bambino le favole di Esopo, era stato avvertito dall’ottimo suo padre che il leone è generoso, ma ha tanta memoria che non dimentica mai. Ora Orazio aveva combattuto sotto Bruto contro Augusto alla battaglia di Filippi: e da uomo saggio qual era, viveva in sospetto che Augusto ricordasse.
La memoria di Augusto era quasi spaventosa.
Ma scomparve presto quella nuvoletta, e riapparve il sereno di un lieve sorriso sul volto di Augusto; il quale disse:
— Voi predicate bene e razzolate male.
— A quale proposito, o Divino?
— Che cosa facevate voi, — domandò Augusto, — il giorno delle calende di marzo?
Sacre erano le calende di marzo, e Augusto, pur avendo rivoltato la repubblica in impero, era fedele alla tradizione. Il giorno primo di marzo era proprio il giorno consacrato alle buone mogli. Esse andavano in processione al tempio della Dea Giunone, o Lucina, o Genitale, o Ilithia, e facevano sacrificii affinché