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64 | alfredo panzini |
era sine gratia. Sul motivo di una nenia piana ella cantava:
Già tramontò Selène, |
Catullo attese che l’ultima nota dileguasse e ripeté:
— Perché Saffo era una fanciulla pura.
Egnazio allora parlò e disse a Catullo:
— Vi devo avvertire che la signora non dorme mai sola sola.
La dama, repentina, levò la mano e fece atto di staffilare la guancia di Egnazio. Questi si piegò quasi per raccogliere la percossa come un dono grazioso. La dama sorrise lei pure.
— Non badate, Catullo, a questo buffone senza verecondia né dignità. Piuttosto dite: che cosa sapete voi che Saffo era pura?
— Sono cose, — rispose Catullo, — che è grande scortesia ricercare.
— Oh, questo è un parlare onesto, — disse la dama, — e avrete ben da imparare voi, signori, da questo bennato giovanetto di Verona.
— Non è poeta, — disse, con voce assorta Catullo, — chi non è puro.
— Questo poi mi pare troppo, — disse la dama. — Siete voi puro? Non ne avete l’aria.