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era sine gratia. Sul motivo di una nenia piana ella cantava:

Già tramontò Selène,
Cadono in giù le Plèiadi,
La notte è alla metà,
L’ora fugge e s’invola,
Io dormo sola sola.

Catullo attese che l’ultima nota dileguasse e ripetè :

— Perché Saffo era una fanciulla pura.

Egnazio allora parlò e disse a Catullo:

— Vi devo avvertire che la signora non dorme mai sola sola.

La dama, repentina, levò la mano e fece atto di staffilare la guancia di Egnazio. Questi si piegò quasi per raccogliere la percossa come un dono grazioso. La dama sorrise lei pure.

— Non badate, Catullo, a questo buffone senza verecondia né dignità. Piuttosto dite: che cosa sapete voi che Saffo era pura?

— Sono cose, — rispose Catullo, — che è grande scortesia ricercare.

— Oh, questo è un parlare onesto, — disse la dama, — e avrete ben da imparare voi, signori, da questo bennato giovanetto di Verona.

— Non è poeta, — disse, con voce assorta Catullo, — chi non è puro.

— Questo poi mi pare troppo, — disse la dama. — Siete voi puro? Non ne avete l’aria.