Pagina:Panzini - Il libro dei morti, 1893.djvu/112

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nezza di percepire e di conoscere, tenacia ne l’opera, coraggio, abilità, astuzia nel tentare ne lo infingersi e via dicendo, anzi fornirà ad esse tutti i mezzi per farsi valere. Ma queste, tenetelo a mente, sono qualità comunissime e davvero non merita il conto di coltivarle. Che direste voi se uno facesse un allevamento di vipere? sperereste forse che abbiano a diventare o chimere o fantastici e bellissimi animali fuori de le forme di natura? Oh, gli antichi alchimisti che cercavano la pietra filosofale, ben riderebbero di voi che sognate di trasmutare questo fango de l’anima umana in una gemma preziosa.

Quanto più nel vero siamo noi nel nostro errore (se è un errore), quando diciamo che l’anima è bensì cosa divina, ma la sua divinità non appare che dopo la morte, quando il corpo che era velo e carcere, si è sciolto e Dio la accoglie nel suo seno. Del resto l’ingegno vero è ben altra cosa che quelle qualità che voi potrete raffinare ne le scuole, perchè esso è fatto di luce, di bontà e di dolore, materie d’insegnamento che non cadono nei vostri programmi! Ma questa democrazia di mediocrità