Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
— 117 — |
⁂
Un anno, di giugno, con un cielo chiaro di piombo, la grandine devastò il raccolto del grano e de l’uva. Piombava, frantumava le spighe; i grappoli cadevano a terra pesti e spezzati; pampini e tralci erano fatti a frusti come se un carro falcato vi fosse passato per mezzo.
E i poveri, ne l’inverno, erano cresciuti di numero e venivano anche da lontano a domandare la calda minestra, quando sonava mezzogiorno.
Ora G. Giacomo di queste sue disavventure si querelò una volta con un certo tale che era cavaliere e agente de le imposte e grande amministratore.
— Ma caro signore, — rispose costui — se cade la grandine, vi sono bene le società di assicurazione; e se un anno ella si trova in istrettezze, si rivolga a le banche che le faranno credito. Mi ricorda i poveri! Ma la povertà è abolita per legge.