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ziate da quei terreni ove da anni dimoravano e attendevano a le loro opere serene.
La coltivazione stessa era stata mutata per modo da richiedere minor numero di lavoratori; i quali erano presi a mercede giornaliera e licenziati a lavoro finito. Il braccio di ferro de la macchina suppliva a molte braccia di carne. Non pochi emigravano, consolandosi con un vecchio proverbio: Bella l’Italia, bella la Spagna, più bello il paese dove si mangia. — Ma i più, lusingati da la speranza di maggiori guadagni o tratti da la buffera di questa nostra età, si partivano da le native campagne, e col fagotto a l’estremità del bastone, in grandi compagnie si riducevano ne le grandi metropoli, ove i nuovi opifici e le fabbriche promettevano lavoro per tutti e larga mercede.
Di tutto questo G. Giacomo non si rendeva esatto conto; ma un perturbamento universale, un agitarsi di persone e di cose lo facevano chiaro che una grande novità si operava dovunque e i campi stessi ne risentivano il consenso e l’influsso: era come un derivare a spiagge ignote, un movimento lento ma sicuro e misterioso che nè egli