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La macchina s’era fermata, ma non cessava per anche di fremere d’un rombo sordo e impaziente che pareva dire: — Affrettatevi, affrettatevi! —

Una guardia gli prese la tessera, la forò; gli aperse lo sportello d’una carrozza e ve lo ribattè con violenza; e il buon uomo ebbe appena tempo di salutare il figliuolo, che il treno si era mosso con aneliti e fremiti: poi leggero, sonante, rapidissimo fuggiva divorando il piano — fuggiva con gran disprezzo del sole che lento, immenso s’alzava nel cielo, laggiù dietro i campi brinati.

Già radeva la campagna in piena corsa, quando potè G. Giacomo ravvisare i suoi compagni di viaggio: gente sonnolenta, vestita di strane fogge, che dopo la sosta a la stazione, si erano di nuovo rincantucciati e distesi sotto le grosse loro coperte, come incresciosi de la luce viva del giorno.

Si pose a sedere compostamente in un angolo e guardava i lunghi filari de le viti e dei pioppi che, segnando grandi rettangoli del terreno arato per la seminagione, gli giravano in semicerchio vorticosamente e scomparivano.

In fondo si perdevano in una tinta azzurra i