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Pagina:Panzini - Il libro dei morti, 1893.djvu/167

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quei forni accesi, quei ferri incandescenti, quei magli informi e soprattutto quella gente nera che lavorava sotto terra, a la luce scialba de’ riflettori elettrici, ne l’afa putre e untosa, gli si improntarono ne la fantasia come uno di quelli immensi sotterranei di tortura quali si vedono ne le antiche incisioni.

— E non si cessa mai — diceva la guida, — la macchina lavora giorno e notte, le squadre diurne si succedono a le notturne; bisogna vincere la concorrenza, inventare nuove produzioni, lanciarle, trovar nuovi sbocchi al commercio: mirabile non è vero? —

Finalmente uscirono a l’aperto: il rombo de le macchine giungeva attraverso l’aria del vespero dolce sopravveniente.

— Ecco veda — esclamò il notaio con vivace entusiasmo — il campo di battaglia di cui le parlai ieri l’altro: qui non è difficile diventar generali. È semplice questione d’audacia e di genio; ma il teatro de le guerre future è questo qui! —

— E che vorrebbe ella dire? — domandò il vecchio.