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stare la pasta per il pane entro la detta madia al lume di due lucernette appese in alto.

La farina, intrisa con l’acqua bollente, levava un tepido nembo di fumo e di polvere, sì che le due donne, sospendendo alquanto il lavoro, apparvero a gli ospiti come ravvolte e confuse in quella nebbia.

— Ah, ah, fate il pane, donna Paola? — disse il prete — ne ho inteso l’odore sino da la porta. —

— E mi dispiace di non poterle stringere la mano, Don Leonzio; e così a lei, dottore, perchè guardino un po’! — e sorridendo levava in alto le mani intrise di pasta.

— E tu fermo, marmocchino! — riprese mutando voce e volgendosi ad un bimbo di pochi anni, solo e adorato figliuolo, nato dopo molti anni di matrimonio. Voleva fare il pane anche lui, e mentre la mamma volgeva l’occhio altrove, stava affondando le sue manine ne la madia.

G. Giacomo porse a i due amici le seggiole accanto al fuoco, poi posò su la tavola quattro bicchieri di cristallo e sturata a fatica una bottiglia, ne versava un bel filo pallido e odoroso di malvasia.