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agli altri, questa cagnetta si opponeva, gradino per gradino, irosamente abbaiando.

Ma se la porta era aperta, ben si diffondeva sino su l’uscio di casa un prelibato odore di ragù; cosa inusitata nell’estate del 1918. Arrivò sino nel suo studio, e sentì una voce: «Padrone, buon dì». Era Loreto, un immobile animale, ma diceva sempre: «Buon dì», e Beatus gli era riconoscente.

Sopra la sua scrivania Beatus trovò distesa una sfoglia, gialla di uova.

Quante volte aveva detto a Scolastica: «Io vi lodo della minestra fatta in casa; ma non istendete, vi prego, la sfoglia su la mia scrivania.»

Ma siccome la sfoglia deve asciugare, e al tempo di inverno lo scrittoio era battuto dal sole, e comunque, lo studio era tiepido in virtù di una stufa a dolce calore, così Scolastica stendeva lo stesso; e facendo la cosa d’inverno, seguitava d’estate. Passando poi dallo studio alla cucina, Beatus trovò la pentola dell’acqua che bolliva sul fornello, e allora combinando il ragù con la sfoglia e con la pentola, disse: «Ecco un pensiero gentile di Scolastica che, nella previsione del mio arrivo,