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vano a spasso come i maialetti, ma posavano sui ripiani di un monumento seicentesco, ed erano così barbate che parevano filosofiche, e guardavano Beatus Renatus con occhio così melanconico che in quella espressione non si conteneva alcun oltraggio.

Dalle capre Beatus levò l’occhio in su, e vide una colonna annerita dal tempo, e su la colonna vide ritta una statuetta di bronzo con la cappa, il cappello alla spagnola e il pugno alteramente su l’elsa della spada. Era un pupo: forse un infante di Spagna: un don Filippo, un don Carlos.

Si ricordò allora che in quel secolo la Spagna fu (oh miseria!) signora del mondo.

Ora sui gradini seicenteschi posavan le capre.

E l’Italia fu sempre sotto la servitù dei signori del mondo.

Beatus, anche lui, non se ne ricordava più. Gli uomini non possono ricordare tutte le cose passate: ma forse se ne ricorda la Storia, che è come una divinità, la quale in quei giorni lavava con tanto sangue quella colpa, perchè ogni servitù contiene una colpa.

Mostruosa divinità la Storia!