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— Se ci pensa lei, io faccio quello che lei vuole. Io sono così! — e soffiò su la palma della mano.

Lui era felice come un povero autentico che può mettere impunemente la sua firma sotto qualunque cambiale. È sicuro che non pagherà. E questa è una gran consolazione.

— Se lei ci fa le spese, perchè no? La legge è questa: paga chi ha.

Lui non aveva niente: quando aveva quattro soldi, li andava a bere all’osteria. E una volta che il vino è nel corpo, non c’è doganiere che ci possa far pagare il dazio.

Beatus disse:

— Ma, io, mio caro, non son ricco.

Ma quell’idiota fece un risolino e disse:

— Vada là, vada là che lei è ricco tanto! Non me le dia da intendere.

In fondo l’idiota aveva ragione: lui, Beatus, era ricco, spaventosamente ricco: aveva mangiato l’ostia, aveva una responsabilità. Forse — cosa tremenda — poteva anche avere un’anima, e forse immortale.! Certamente aveva buon tempo per star lì, sdraiato su quella poltrona.