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Capitolo XXIII.

Il figlio dell’uomo.

Così sarebbe nato il figlio di Scolastica e del calzolaio. Anzi, forse era nato.

Egli, Beatus, ammirava il re dei bolcevichi che pigliava con le mani le sue verità incandescenti, senza nessuna esitazione. Anzi tutte le cinque parti del mondo ammiravano. Ciò non significa che la verità del re dei bolcevichi sia la verità; è un mutamento di verità, che durerà finchè non sorgerà un’altra verità. L’umanità è come il serpente boa; fa un pasto copioso e furibondo di una verità, poi si assopisce in letargo finchè ha digerito; e allora si avventa per divorare un’altra verità.

Ma a Beatus non piacque, e scrisse alla signora Alice una garbata lettera dove diceva che se quella cosa che sarebbe nata da Scolastica, invece di spedirla alle balie e alle nutrici, se la fossero voluta tenere in casa, così facessero pure.