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Però per Natale o per Santa Lucia, cominciava a cantare, forse perchè lo studio di Beatus era tiepido e solatìo; e durava tutto l’inverno a cantare.

Novena di Natale!

Era come una nostalgia dei paesi d’oriente, che lui, il nobile silvano aveva conosciuto. Perchè chi sa ancora dove migrano gli uccelli? Paesi d’oriente ove fiorirono le mille e una notte, paesi che lui, Beatus, da giovane avrebbe voluto vedere; ma che, oramai, mai avrebbe veduto!

Li rivedeva nel canto del rosignolo.

E poi, e poi spesso la notte è rotta dal grido delle strigi, ed è bello udire il canto del rosignolo, la notte. E poi, e poi: da un lato, nel suo studio, stava Loreto, immoto, coriaceo, adunco: e dall’altro lato quella creatura alata e canora, che faceva pensare a cose inverosimili: trasmigrazioni di anime, che so io. Quando cantava, tutta la gola gli si gonfiava per la passione e non s’accorgea che Beatus si accostava. Ma se si accorgea, allora non cantava più.

Ora anche lui se lo mangiavano i «bacherozzoli»!