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chiara della Madonna. Enorme! La dea guardava con penetranti pupille.

Dalla aureola, come da una pietra scagliata in acque profonde, si dipartivano cerchi concentrici sempre più grandi.

— Dicono che è molto bella, signore — spiegò l’onesto bolcevico.

— Infatti è impressionante.

Non era propriamente la Madonna bizantina, e nemmeno la Madre lagrimosa: piuttosto pareva come il simbolo di una gran forza cosmica, qualcosa come la luna, che è armonica e disarmonica insieme: qualcosa che vince la morte.

Il muratore disse: — Tutti quelli che l’hanno vista, ammirano le mani.

— Infatti sono mani da gran signora: lunghe, affusolate. Ma che mani! Se prende, caro amico, me o lei, chi sa dove ci butta.

L’onesto bolcevico guardò con curiosità quell’omino vestito da civile che mostrava di credere nelle mani della Madonna e disse: — Sono cose che le davano da intendere i preti, una volta; ma adesso non ci credono più nè pur loro.

— Eh, mio caro amico — disse Beatus con aria compunta —, non si sa mai!