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il romanzo della guerra 7


Una guerra? La guerra? Un’immensa guerra? Ma si potevano dire più bestialità in poche parole? E da un giovane che fa studi positivi!

Mi ricordo che proprio lì, al Politecnico, uno dei più autorevoli professori — oggi deputato — mi diceva un giorno: «Ma sa lei che bisogna essere ben letterati, ben poeti, per credere alla possibilità di una guerra europea? La rete degli interessi è tale da impedire automaticamente qualunque guerra. Gli armamenti? un premio di assicurazione contro la guerra, dovuti anche ad un fattore economico di recente creazione: l’industria degli armamenti».

Osservava un altro professore come i progressi della chimica nella fabbricazione degli esplosivi fosse a tale punto che la guerra doveva per forza essere uccisa dalla guerra.

«Piccole guerre coloniali avverranno ancora — diceva un altro signore — , ma guerre europee sono un non senso, un anacronismo, specialmente per il fatto tangibile, acquisito, pacifico — come dicono i legali — del maggior rispetto per la vita umana! Ma c’è dell’altro: i governi a tipo ancora feudale, bisognerà che ci pensino due volte! L'Internazionale oggi è una potenza, specie in Germania. Del resto il Kaiser, con tutti i suoi travestimenti un po’ medievali, è un garbato signore, un onesto, pacifico viaggiatore di commercio per gli articoli, made in Germany.