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Mi accosto e guardandolo dall’alto della mia persona, gli domando: — Dinamite, e perchè? — Egli leva verso di me la sua faccia impertinente e dice: — Per buttar giù tutti questi cimiteri del passato, che mettono il loro tabù su l’avvenire. Lei è forse di opinioni contrarie?
— Si figuri! Per me si accomodi pure. Anche noi, a Milano, abbiamo i futuristi che la pensano come lei.
— Superati, oramai — mi risponde.
— Ah, benissimo.
— Sconer, Sconer, — mi dice Maioli commosso — guardi lassù quel trittico. Divino, oh!
— Non si metta a piangere, Maioli, e mi dica piuttosto: quella mezza cartuccia chi è?
— Un artista.
— Un architetto?
— No.
— Un pittore?
— No: un poeta.
— È del paese?
— Una gloria paesana.
— Ma cosa fa? come vive?
— Un grande poeta.
Questa è stata la gita artistica ai monumenti. A me fu riserbato l’ufficio di dare le mance.