Pagina:Panzini - Io cerco moglie!, 1920.djvu/125

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un gobbetto con certe mani che spiccavano in nero su la carta bianca.

Veramente quando io sento la gente che declama forte, ho l’abitudine di ritirarmi.

Lo studio è molto in istile con le mani dello scrivano. Accomodarmi? dove? Il sofà è occupato da due grossi individui di campagna. Clientela poco distinta.

La declamazione cresce.

Si sente l’avvocato dire: “Affari sporchi, signore, affari molto sporchi! Nel mio studio tutto è pulito. (Pausa. Ripresa). Ma sì, vada da chi vuole. Non c’è altra abbondanza che di avvocati„.

— Senti come el ziga! — dicono i due villani pieni di ammirazione.

“No! — si sente gridare ancora di là, — è inutile che lei mi dia dell’olio. Sa piuttosto? ringrazi se non la denuncio. Esca, faccia il piacere: esca!„

L’uscio si spalanca e vien fuori un signore un po’ pallido. Passando, vede la mia distinta persona e dice: “Gli porto un affare che rappresenta dei buoni da mille e lui dice che gli guasto l’onore. Come se i buoni da mille fossero stampigliati col bollo d’onore e senza! La guerra passa e gli affari rimangono„.

Non ragiona male, ma io resto impassibile: